Non ho paura della paura

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Spesso i bambini hanno difficoltà a descrivere l’emozione che stanno provando per questo occorre l’aiuto di un adulto per identificarle e classificarle in questo modo il bambino potrà imparare a distinguerle, a conoscerle e a saperle esprimere nel modo corretto senza averne paura. 
Dunque i bambini devono imparare a gestire le loro emozioni attraverso il supporto e l’empatia dei loro genitori, ciò significa che non dobbiamo necessariamente intervenire nella risoluzione del problema al posto del bambino, ma accompagnarlo in quello che sta provando in modo che lui sarà in grado con i suoi tempi di fare fronte ai suoi timori e risolverli da solo, trovando una soluzione ovvero un riadattamento creativo, lì dove sarà possibile.
Quando si spinge un bambino a rinnegare le emozioni negative (anche se lo si fa con dolcezza), il più delle volte la situazione peggiora. IL BAMBINO TRATTIENE DENTRO SE STESSO QUELLO CHE GLI VIENE NEGATO e questo può portare, se reiterato nel tempo, delle forti inibizioni anche sul carattere quando lui sarà un adulto.

I bambini, data la tendenza spesso dell’adulto di utilizzare termini vaghi per indicare i vari stati d’animo, hanno difficoltà ad indicare con facilità i termini adeguati per descrivere l’emozione che stanno provando; bisognerà quindi cercare di aiutarli a discriminare le varie emozioni imparando ad utilizzare i termini più appropriati per esprimerle. Importante e fondamentale sarà sempre usare con i bambini piccoli il loro linguaggio simbolico e metaforico, perché un linguaggio troppo adultizzato potrebbe disorientarli e spaventarli ancora di più. A tal proposito vi suggerisco un paio di strumenti di artcounseling che potete fare con i più piccoli dai 3 ai 5 anni:

  • Disegnare delle figure/volti (si possono ritagliate anche dalle riviste o stampare da internet ecc.) che esprimano le sei emozioni di base (gioia, rabbia, tristezza, meraviglia, paura e disgusto) e invitare il bambino a riconoscerle.
  • Divertitevi insieme al vostro bambino a costruire il Termometro delle Emozioni dove oltre a distinguere le emozioni, si attribuisce ad ogni emozione anche un’intensità. Prendete un cartoncino e disegnate un grande termometro colorato (come in figura) con le diverse intensità (poco, abbastanza, molto e moltissimo) poi si potranno verificare alcune situazioni, come ad esempio: (“Marco ha preso il mio gioco,oppure” volevo andare a giocare con il mio cane, ma è iniziato a piovere”, ecc.) dove i bambini potranno, con il vostro aiuto, indicare nel termometro sia l’emozione che l’intensità del loro stato d’animo. Durante questo gioco è fondamentale che i genitori facciano attenzione a restituire la leggittimità di quello che sente il bambino, il loro conforto e la loro comprensione sarà per il bambino già risolutiva.

Termometro delle Emozioni

  • Nel mio lavoro di counselor c’e una tecnica che uso spesso con i bambini di età scolare che é il collage, ovvero la rappresentazione di quello che sentono attraverso la scelta di alcune immagini ritagliate da vecchie riviste, attraverso queste rappresentazioni i bambini esprimono il loro mondo interiore, fatto di gioia, di paura, di rabbia ecc. Si può chiedere loro di rappresentare le diverse emozioni, ma anche un ricordo, una situazione o un evento in particolare e contemporaneamente chiedere di descrivere l’emozione che stanno provando. Questa attività può favorire nei bambini un’ apertura senza difficoltà al mondo esterno dei loro sentimenti e permettere così ai genitori di accogliere il loro bisogno di esprimersi.

Il Collage

A tal proposito in questo momento così importante e critico vi allego il lavoro di un collage fatto con un bambino di 9 anni, abbiamo scelto insieme di rappresentare il virus del covid-19 come un mostro e abbiamo fatto una gara io e lui a chi lo rappresentasse in modo “più mostruoso” è stato divertente, lo abbiamo fatto come fosse un gioco, allo stesso tempo è stato per lui anche liberatorio e catartico perché ha saputo dare forma a qualcosa che una forma non ha. Questo esercizio io lo consiglio in questo momento a tutti i genitori, possono farlo con i loro bambini e possono chiedere a loro di scegliere qualunque forma, che può essere un mostro, un animale, una forma astratta e immagginata, lasciando in questo modo che sia il bambino a decidere di rappresentare il virus attraverso la sua immaginazione e fantasia perché ciò che è importante non sarà il prodotto finale, ma il processo in sé che porterà il bambino a dare una forma e un senso compiuto e questo è decisamente funzionale, perché portare fuori la paura e renderla qualcosa di più accessibile e visibile farà la paura meno paurosa!

L’esercizio si Art counseling sopra citato non si vuole sostituire a metodi scientifici come la psicologia dello sviluppo, conoscenza adeguata a indagare come si sviluppa la crescita del bambino ed eventuali fattori che né condizionano tale sviluppo.

A cura della Dott.ssa Monica Giovatore

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